Che i mass media e la moda propongano modelli di magrezza esasperati è ormai risaputo, molto spesso anche al limite o addirittura del tutto al di fuori di un buono stato di salute: tali stereotipi hanno condotto, nel tempo, ad un aumento nella popolazione di patologie alimentari scaturite dall'esasperata ricerca di un concetto alterato di magrezza.
Spesso si parla di anoressia, meno si conosce la bulimia, ma sono entrambe disturbi alimentari riscontrabili anche nei giovanissimi e molto spesso accompagnati da problematiche psicologiche che, a volte, celano importanti quadri emotivi da esplorare e approfondire.
A tal fine, presso la nostra Clinica, nutrizionista e psicologa lavorano, laddove necessario, a stretto contatto per accompagnare il paziente lungo il miglior percorso (personalizzato) possibile, che possa guidarlo verso il raggiungimento di un corretto stato di salute e benessere psicofisico.
Oggigiorno però, capita sempre più spesso di riscontrare il problema contrario, soprattutto per quanto riguarda i bambini, ossia: 'grasso va bene'.
Non di rado succede infatti di notare nei genitori dei piccoli pazienti un atteggiamento inverso rispetto a quello riportato sopra, ovvero un'accettazione del grasso come uno stato di benessere o, perlomeno, come una condizione accettabile.
Occorre intendersi: in questi ultimi anni si è molto esaltato il concetto dell'accettarsi per come si è, e questo va bene da un certo punto di vista, ma non bisogna trascurare l'aspetto medico della situazione: una persona obesa, infatti, non dovrà mai sentirsi 'meno in gamba' né dovrà credere di valere meno per via del suo peso corporeo ma, da un punto di vista clinico, l'obesità è una vera e propria patologia.
In quanto condizione patologica, dunque, l'obesità deve assolutamente essere curata, specialmente nei bambini.
L'obesità infantile è un problema molto diffuso in Italia se si pensa che colpisce il 35% dei bambini. L'obesità è il risultato dell’introduzione di un quantitativo di calorie maggiore rispetto all’effettivo consumo per un periodo protratto di tempo: in questo modo, il bilancio energetico è costantemente positivo e determina l’insorgere della patologia.
Il dato maggiormente allarmante legato a questa patologia è la diffusa tendenza a non considerarla come tale e, dunque, a non riconoscerne gli insiti pericoli.
È bene ricordare che le più frequenti conseguenze associate ai casi di obesità in età pediatrica sono rappresentate da problemi di tipo respiratorio (ipoventilazione che determina una certa tendenza all’affaticamento e alle apnee notturne), disturbi dell’apparato digerente, disturbi del sistema endocrino (con forme di diabete mellito e l’insorgenza di intolleranze alimentari), disturbi del sistema cardiovascolare (casi di ipertensione, iperlipidemia, incremento del rischio di squilibri coronarici) e di quello articolare dovute al carico meccanico (varismo/valgismo degli arti inferiori, dolori articolari, mobilità ridotta, piedi piatti).
Bisogna inoltre tener conto delle conseguenze tardive che si manifestano o acuiscono con il sopraggiungere dell’età adulta. Di fatto, è bene sottolineare che l’obesità infantile rappresenta un fattore predittivo di obesità nell’età adulta. Oltre ad avere una maggiore predisposizione al sovrappeso, chi è stato un bambino 'cicciottello' risulta maggiormente esposto a numerose patologie.
Obesità infantile: i rimedi
Sono numerosi gli interventi capaci di ridurre ed evitare il sovrappeso e l’obesità nei bambini: diete, pratica di esercizio fisico, interventi di carattere psicologico e psicoterapeutico, sino all’adozione di farmaci o al ricorso alla chirurgia per i casi più estremi.
È doveroso ricordare che nessuno di questi può funzionare se adottato singolarmente, e che anche il più diffuso binomio dieta/esercizio fisico rischia di fallire se non supportato da adeguati interventi. Nel Cochrane Database of Systematic Review si afferma che l’intervento psicologico-psicoterapeutico è una componente necessaria per la riduzione dell’obesità.